la mia solitudine
#403924 / viewed 1490 timesSOGNANDO DA SVEGLIO (By Franco Ruinetti)
“LA MIA SOLITUDINE”
In casa non trovo pace, c'è sempre da fare, spesso piovono brontoli a scroscio, allora svicolo, vado nel parco vicino, mi siedo su una panchina sotto il gazebo a fare il vecchio solitario, a fare una bella vacanza gratis di un'ora al massimo.
Resto piantato lì eppure vado lontano nello spazio e nel tempo. Sogno da sveglio. Il sogno da sveglio è parente di quello del sonno.
Oggi, ad esempio, poco fa, durante il breve allontanamento dalla famiglia, m'è venuto incontro l'avo, che, salendo i gradini della scala genealogica è mio zio, Tomaso, il quale già all'età di 22 anni, ai primi del '600, pubblicò un libro di scrittura cancelleresca dedicandolo al cardinale Pietro Aldobrandino, dimostrandosi, benché giovane, maturo adulatore. Era un disegnatore elegante e il suo autoritratto è vivo. Mi è sembrato di vederlo scendere dalla copertina e di sentirlo parlare esprimendosi, come scrive e come allora usava, cioè con i riccioli alle parole.
Respiravo lentamente, avevo lo sguardo perso, sentivo, come altre volte mi è successo, di essere viaggiatore nella grande carrozza della terra, che mi trasportava, senza biglietto, verso una destinazione ignota. Che molti la dicono essere un grande giardino sfolgorante di luce. Speriamo che risponda a verità. Il transito era liscio, muto e il convoglio correva a velocità incredibile. Nulla sembrava muoversi, avevo la certezza di essere fermo. Mi sentivo pervaso da un'onda di benessere fatta di silenzio, fatta di un niente amico. Tacevano le foglie. D'improvviso, però, mi è saltato addosso un cane di media taglia, che aveva un odore forte, puzzava, ma è stata una festa. Ha rotto la mia solitudine, m'ha fatto scendere giù dal treno del pianeta. Il ritorno non è stato traumatico, ma piacevole perché la bestiola, vecchia conoscenza, chiedeva carezze.
“Fido, vieni. Non si preoccupi, non è cattivo.”
Accarezzavo il cane, che non è un nobile, ma un generico, senza il certificato detto pedegree, che mi ha fatto pensare alla gente “comune”, alla quale appartengo. Ma non mi piace il termine “comune”, che è all'opposto di quelli baciati, certificati dalla fortuna, di tutta la gente di seconda e terza classe.
Poi il bastardello se n'è andato. Ha alzato in fretta una zampa di dietro al tronco del primo castagno d'India per depositare la firma. Quindi sono tornato al mio isolamento, nell'oasi del silenzio.
Guardando verso l'alto ho incontrato, nel bel mezzo del cielo azzurro, la luna pallida che pareva uno straccetto di nuvola lontana. M'è capitato in mente Amstrong che ci andò a cavallo del suo Ippogrifo e non ebbe il piacere di conoscere fisicamente Giove che, di certo, abita lassù con tutta la sua corte da quando fu sfrattato dall'Olimpo.
Il dio supremo, pensionato, non fa più il trasformista per sedurre le femmine più belle e gli è scaduta la patente per scaraventare i fulmini. E' lì vecchissimo, ma immortale, con chioma e barba bianche, per cui si confonde col candore di quella dimora.. Soffre di solitudine cosmica. Ha il cellulare, ma non c'è campo.
Ed eccola, mi rimbalza nello schermo della memoria mia nonna Sofia, che aveva 70 anni e per me, undicenne, era vecchissima. Indossava sempre un fazzoletto nero in testa e un vestito, pure nero, lungo fino alle caviglie. Era al naturale, non come le sue coetanee attuali col rimmel, il rossetto, bionde di primo pelo, mezze gonne o pantaloni. Ero dispettoso. E lei, una volta che non ne poteva più, mi disse: “Basta, mommò, giàgià, appiccia e spigni la lampada, è una una balordia!”
Per me la solitudine, nella quale talvolta approdo, è soprattutto rifugio nell'isola della fantasia. Gli studiosi dell'anima affermano, però, che non è un bel sentimento, né una bella condizione. Al contrario, dicono che i giovani e gli adulti, anche se sono vicini, spesso si ignorano e, soprattutto nel dominio della pandemia, relazionano con la TV, col computer, col telefono cellulare, che sono compagni dal cuore freddo. Dicono che è un malessere frequente. Che porta la depressione e anche peggio.
Franco Ruinetti
Illustrazione Enzo Maneglia Man
Da “FighilleArte: 2022 blogger
- martedì 5 aprile 2022
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